Da Lisbona a Europa 2020: i finanziamenti europei al tempo della crisi – Prima parte


Inizia l’approfondimento in tre puntate alla scoperta dei fondi europei e del loro utilizzo in Italia. In questo primo capitolo il focus sarà rivolto sul programma Europa 2020.
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La crisi e il superamento di Lisbona

Lo scoppio della bolla finanziaria nel 2008 ha spinto l’UE a ridisegnare in tempi brevi il proprio quadro di riferimento politico-economico, in risposta alla crisi mondiale e alle nuove sfide crescenti, soprattutto in campo ambientale e occupazionale. La prospettiva e le priorità sono mutate velocemente, e il perdurare della crisi nel 2010 ha imposto un superamento del Trattato di Lisbona; formalmente si conclude un percorso intrapreso proprio nella capitale portoghese nel 2000, un decennio vissuto con alti e bassi, ma fondamentalmente di utili sperimentazioni in ambito programmatico. L’obiettivo ambizioso di rendere l’economia europea knowledgebased è stato solo parzialmente raggiunto, ma si sono tracciate le linee guida per il successivo decennio e inseriti tasselli importanti per la costruzione di una comunità più competitiva, coesa, inclusiva, innovativa e socialmente sostenibile, intervenendo significativamente sui tassi di occupazione ( incrementando sia quello medio sia quello femminile) e sull’investimento in R&D.

Europa 2020
Un momento della firma del Trattato di Lisbona. Fonte: ocaisdamemoria.com

Europa 2020

Proprio a partire dal 2010, la Strategia di Lisbona è stata ridefinita nella nuova veste di “Europa 2020” una exit strategy rispetto alla contingente crisi mondiale, ma , come tengono a sottolineare gli attori istituzionali coinvolti nel processo di riforma, un quadro strategico di riforma politico-economico e istituzionale a tutto tondo. Ciò significa che pur mostrando continuità con la precedente programmazione, “Europa 2020” rimane un corpus autonomo, con lo scopo di accompagnare nel medio e lungo periodo le misure straordinarie varate per far fronte alle emergenze, rafforzare gli obiettivi di Lisbona, risanare l’economia europea e delineare le nuove sfide di crescita da qui al 2020.

Nel marzo 2010, la Commissione Europea nelle vesti del suo presidente in carica Jose Manuel Barroso, ha lanciato la nuova strategia definendola “per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, esplicitandone le tre priorità tematiche interconnesse. Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l’Ue e gli stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. Nello specifico sviluppare un’economia intelligente, basata sulla conoscenza, l’innovazione e le competenze digitali; promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo dell’uso delle risorse, più competitiva e più pulita (green); promuovere infine un’economia che includa e favorisca la coesione sociale e territoriale.

La Commissione Europea non si è limitata a tracciare le linee guida del cambiamento, ma nella consapevolezza dell’eterogeneità del territorio dell’Unione, ha voluto fornire cinque obiettivi/traguardi da raggiungere entro il 2020- in materia di occupazione, innovazione, istruzione, coesione sociale e clima- in base ai quali ciascuno Stato è chiamato a calibrare i propri obiettivi nazionali.

Per ogni settore il successo delle politiche comunitarie si potrà misurare sulla base di precisi indicatori: il tasso di occupazione( dal 69% al 75%) della popolazione compresa tra 20 e 64 anni; la percentuale di PIL investita in R&D ( almeno il 3%); il tasso di abbandono scolastico ( dal 15% al 10%) e la quota di popolazione compresa tra 30 e 34 anni ad aver concluso gli studi superiori( dal 31% al 40%); la quota di popolazione a vivere sotto la soglia di povertà ( -25%); emissioni gas a effetto serra ( – 20% rispetto al 1990), consumo energia rinnovabile (+ 20%) ed efficienza energetica ( +20%).

Europa 2020
Obiettivi e iniziative di Euro 2020. Fonte: Eurostat.

All’interno di questo quadro politico si inserisce il corpus di finanziamento previsto dall’Unione per il settennio 2014-2020, strumento principale, anche se non unico, per canalizzare risorse economiche verso gli obiettivi prefissati e generare gli impatti qualitativi e quantitativi sperati in termini di crescita e occupazione.

 

Quali sono gli attori coinvolti?

Concretamente, Europa 2020 è una strategia comune ai tre portatori d’interesse coinvolti – le istituzioni europee, gli stati membri e le parti sociali – ognuno con ruoli ben definiti nell’implementazione di questa azione congiunta. Le prime in termini di indirizzo, monitoraggio, valutazione degli impatti e promozione del dialogo tra le parti, i secondi in termini di cooperazione a più livelli- centrale e locale- e gestione indiretta di risorse, come vedremo in seguito. Il successo della strategia dipende soprattutto dal coinvolgimento diretto e proattivo del terzo soggetto, la società civile, e di tutti i suoi attori: le imprese, gli enti locali, le organizzazioni non governative, i sindacati e i singoli cittadini.

A Bruxelles si ha la consapevolezza che più gli attori della società civile si sentono al centro delle riforme, coinvolti attivamente negli interventi, maggiori sono gli incentivi alla partecipazione di strati socio-economici sempre più ampi e differenziati , maggiori saranno anche le ricadute e gli impatti positivi sui territori dell’ Unione.

Per comprendere quella che potremmo definire “la filiera degli impatti” che pregiudica la valutazione-in positivo o in negativo- dell’azione coordinata dalla Commissione europea e dagli stati membri, è necessario dapprima analizzare i meccanismi che l’Unione prevede per finanziare la programmazione e, solo in un secondo momento, esprimere un giudizio di performance sia quantitativa (quanti finanziamenti vengono intercettati in termini puramente economici) sia qualitativa (quali finanziamenti vengono intercettati e con quali impatti).

Continua…

 

Fonte immagine in evidenza: Interreg Italia Svizzera

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