Nata come Industria 4.0, non ha fatto in tempo a farsi conoscere che già si era evoluta in “Impresa 4.0”: una rivoluzione culturale ed economica che viaggia a velocità asiatiche.
Siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale, ma facciamo ancora fatica ad abituarci agli effetti della digitalizzazione. Il mondo va avanti ed internet e l’informatica la fanno da padrone dettando, per mezzo dei colossi informatici e dell’e-commerce, i nuovi parametri del benessere e i requisiti minimi per poter accedere al mercato: è l‘Impresa 4.0.
Impresa 4.0 quindi è più di un semplice slogan: la Commissione Europea lo ha declinato infatti in circa 80 miliardi di euro investiti per il settennato di Horizon 2020 ed esortando gli Stati nazionali a non lesinare, ma anzi a spingere e investire nella direzione del futuro, Whatever it takes.

Fonte: BusinessCommunity
L’impulso, manco a dirlo, è arrivato dalla Germania alla quale, tra l’altro, si deve la paternità del termine. Il core di questo “nuovo” orientamento produttivo industriale sono le cosiddette tecnologie abilitanti. Robot collaborativi, stampanti 3D, realtà aumentata, big data, robotica, meccatronica, nanotecnologia e sicurezza informatica: tutti concetti e strumenti che dovremmo imparare a dominare, ma che soprattutto il tessuto produttivo italiano deve tenere in considerazione per restare al passo con il resto del mondo. Un cambio di mentalità e di cultura d’impresa che, se gestito con intelligenza, riporterebbe l’Italia ad un ruolo di leader nel settore industriale e soprattutto manifatturiero.

Fonte: BLogSicilia
I benefici che ci si aspetta riguardano in sintesi l’avere un prodotto ad alta capacità tecnologica che non solo sia di ausilio all’uomo, ma che possa completamente sostituirlo. La parola d’ordine quindi è flessibilità che permetterà di produrre i piccoli lotti ai costi della grande distribuzione; la velocizzazione del salto dal prototipo alla produzione vera e propria attraverso migliorie al processo produttivo. Tutto questo poi dovrebbe condurre ad una riduzione sensibile dei tempi di realizzazione andando a vantaggio della produttività, della qualità e rendere quindi il prodotto finale molto più competitivo, garantendo molte più funzionalità grazie alla tecnologia dell’internet of things.
Impresa 4.0 nel mondo
Gli Stati Uniti, patria di colossi come Google, Apple, Amazon, Microsoft, hanno messo in piedi un network in cui le esperienze e le competenze di università e gruppi ICT si possano condividere, il manufactoring network. Il progetto è sostenuto da Washington e finanziato da partnership pubbliche-private. Economicamente lo Stato investe circa O,5 $ Mld incoraggiando principalmente la ricerca.

Fonte: Metide SRL
La Francia ha varato invece l’Industrie du Futur un piano di investimento dedicato esclusivamente alle tecnologia 4.0. Il governo ha impegnato circa 10 Mld Euro diretti soprattutto ad incentivi fiscali per gli investimenti privati, prestiti agevolati per le PMI e le mid-tier, credito d’imposta per la ricerca e finanziamento di progetti di ricerca.
La Germania con il suo Industrie 4.0 ha avviato un piano di sponsorizzazione a livello federale coinvolgendo i grandi nomi dell’industria nazionale. Berlino si impegna con circa 1 Mld euro, concentrando lo sforzo sulle agevolazioni fiscali per le start up tecnologiche e nel finanziamento di progetti industriali e ricerche applicate.
…e L’Italia come sta?
L’Italia -direbbe qualcuno- sta bene, ma non benissimo.
Arrivata con qualche anno di ritardo si è mossa poi per cercare di recuperare il passo. Alla circostanza, innegabile, delle due velocità effettive a cui si muove il nostro paese, va aggiunto che il settore industriale italiano soffre di problemi quasi cronici. La questione centrale è che ci sono pochi grandi leader industriali specializzati nelle ITC che possano effettivamente fare da capofila nella trasformazione del nostro modello produttivo.
Va riconosciuto però che l’Italia può contare su circostanze piuttosto favorevoli: innanzitutto l’importante presenza di (M)PMI che rivelano una certa vitalità e una lungimiranza strategica. Senza contare i numerosi poli di ricerca universitari e il marchio Made in Italy che nonostante tutto continua ad avere un certo appeal internazionale.

Il Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) per il settenato 2014-2020, con il Piano Nazionale Industria 4.0, ha previsto una serie di misure volte proprio a favore l’industria italiana in questo senso. Le parole chiave sono investimenti innovativi e competenze a cui si devono accompagnare massicci investimenti infrastrutturali (banda larga), supportati chiaramente da investimenti sulla ricerca partecipati da pubblici e privati.
Vediamone i punti salienti:
- Iper e Super ammortamento. Investire per crescere
è una misura rivolta a sostenere ed incentivare le imprese che investono in nuove strumentazioni funzionali a supportare la trasformazione. Prevede di poter recuperare fino al 250% del valore della strumentazione acquistata. Se comprassimo un PC del valore di 100 euro, ne potremmo recuperare 250. - Nuova Sabatini. Credito all’innovazione
la misura Sabatini ter è volta da un lato a favorire l’accesso al credito da parte delle imprese favorendone la competitività; dall’altro sostiene l’acquisto in leasing di nuovi macchinari. - Fondo di garanzia per PMI
riguarda la costituzione di un fondo pubblico che possa costituirsi da garante per le PMI. - Credito d’imposta per R&S. Premiare chi investe in futuro
lo scopo è -chiaramente- favorire il settore della ricerca. Il Credito d’imposta del 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, (é) riconosciuto fino a un massimo annuale di 20 milioni di €/anno per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo negli anni 2012-2014. Il credito d’imposta può essere utilizzato, anche in caso di perdite, a copertura di un ampio insieme di imposte e contributi. - Start Up e PMI innovative. Accelerare l’innovazione
le sturt up innovative e le PMI innovtive godono di un regime di agevolazione molto vantaggioso e lungimirante approfondito qui, che non tiene conto dei settori di riferimento né della data di costituzione. - Patent Box. Dare valore ai beni immateriali
Il patent box riguarda l’introduzione di un regime agevolato di tassazione sui redditi derivanti dallo sfruttamento di brevetti.
l’Italia insomma non ha più scuse.