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5G: a che punto siamo?

Le novità sulla “rivoluzione 5G” e uno sguardo alla situazione italiana.

 

Il 23 maggio l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), con la delibera n. 231/18/CONS ha disciplinato le procedure di assegnazione e utilizzo delle frequenze necessarie alla tecnologia 5G.

Trattasi di un momento fondamentale per la nostra economia proiettata verso un’infrastruttura che rivoluzionerà l’ecosistema digitale e i modelli di business, incidendo fortemente nell’organizzazione del lavoro. Per questo motivo non se ne può parlare al pari di un qualsiasi “evento tecnologico”, anche perché il 5G sarà il “sistema nervoso della società digitale”.

Tuttavia gli utenti finali – che compreranno i servizi specifici dai gestori delle frequenze, ovvero le compagnie telefoniche – non hanno piena consapevolezza di cosa sia effettivamente il 5G e quali vantaggi porterà con sé. Per questo motivo è utile ripercorrerne natura e orizzonti.

 

Cos’è il 5G?

Partiamo dal significato: 5G è l’acronimo di telecomunicazioni di quinta generazione. La portata innovativa di questa tecnologia sta nella capacità di interconnettere infrastrutture di rete mobile e wireless con quelle di rete fissa ad una velocità pari a 20 Gigabit al secondo (il bit rappresenta l’unità di misura della quantità d’informazione trasmessa). Proprio di Vodafone lo slogan “Creating a Gigabit society” a cui ha dedicato un dettagliato policy paper.

Il 5G sarà in grado di operare efficacemente senza cavi, creando hotspot di rete con altissime velocità. Le capacità d’uso del 5G sono quindi decisamente diverse dalle precedenti non tanto per la qualità tecnologica in sé, quanto per l’impatto che tale tecnologia avrà sulla società e sul modo di fare business.

Giusto per farsi un’idea, è utile paragonare le applicazioni della rete telefonica. Dall’1G, in cui i segnali radio venivano trasmessi in via analogica, al 2G (GSM 1990) con trasmissione digitale in grado di ricevere ed inviare dati come SMS/MMS, proseguendo con il 3G (UMTS 2000) che permise ai cellulari di avere facile accesso a internet, ed infine l’attuale sistema 4G (LTE 2010) che ha permesso l’efficienza dei sistemi cloud e di video streaming.

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L’evoluzione dei sistemi di comunicazione mobile.

Tuttavia il 5G non è concepito come una tecnologia sostitutiva del 4G, ma piuttosto come complementare e integrativa e con nuove potenzialità, tanto più che 2G e 3G sono sistemi ancora operativi. La sua più grande innovazione sarà, dunque, garantire una connettività istantanea a milioni di dispositivi, anche perché i servizi digitali del futuro richiederanno connessioni in grado di spostare grandi quantità di dati in millesimi di secondo, con la possibilità di scambiarli con devices “intelligenti” cioè aventi funzioni molto diverse tra loro. A ciò ovviamente si aggiunge la forza di rendere le comunicazioni ultra-affidabili e ad ancora più bassa latenza o, detta in altri termini, ad alta velocità di risposta.

Ebbene, la connessione 5G offrirà una banda larga mobile più veloce su cui implementare servizi innovativi quali: realtà virtuale o aumentata; circolazione di veicoli autonomi o connessi; controllo dei droni aerei e sviluppo della robotica; passaggio alla sanità in remoto; sviluppo delle così dette “smart cities”.

 

E in Italia?

Sulla base dei criteri stabiliti dall’AGCOM, il nuovo Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche sociali (guidato da Luigi Di Maio), organizzerà la gara di assegnazione delle frequenze la cui scadenza è fissata per settembre 2018. Dall’asta competitiva il Tesoro attende un introito stimato di 2.5 miliardi di euro che saranno versati dalle compagnie telefoniche aggiudicatarie.

Oltre a Tim, Vodafone,Wind-3 (oggi unite), Fastweb e Open Fiber, i riflettori sono puntati sui nuovi player nel mercato come Iliad. La compagnia francese, proprietaria del marchio Free Mobile in Francia, sta entrando prepotentemente nel mercato italiano delle telco con offerte vantaggiose nel ramo mobile.

Sul 5G l’Italia è stata ambiziosa perché il piano di azione europeo 2020, che prevede il coinvolgimento da parte dello Stato di almeno una città in progetti sperimentali, coinvolge sul nostro territorio cinque diverse località, con il progetto “5G in 5 città”. Vincente anche la politica industriale che ha visto la messa in moto di un sistema competitivo tra i diversi operatori telefonici; in questo modo il volume degli investimenti è stato molto rilevante, tanto da permettere al nostro paese di essere tra i primi ad adottare i nuovi standard della rete.

Il progetto “5G in 5 città” presentato dal MiSE. FOnte: bandaultralarga.italia.it

Ad oggi il 5G è ancora in fase sperimentale, con imprese e Università come momentanei gestori a titolo gratuito delle frequenze. I progetti approvati interessano le aree geografiche di Milano (area 1), Prato e L’Aquila (area 2) e Bari e Matera (area 3).

Per quanto concerne Milano il progetto, guidato da Vodafone e altri partner hi-tech, sfrutta la tecnologia applicata a droni, auto senza guidatore e terapie wi-fi. I piani per Prato e L’Aquila vedono il coinvolgimento di Open fiber e Wind-3, con lo sviluppo di servizi incentrati sul cittadino, in particolare un sistema di video sorveglianza con riconoscimento di volti e monitoraggio di edifici ed infrastrutture. Infine per Bari le telco Tim, Fastweb e Huawei sfruttano la realtà aumentata per la manutenzione dei motori navali, mentre per Matera, capitale europea della cultura 2019, si sperimenta la realtà virtuale applicata ai beni culturali.

Grazie agli investimenti fatti e grazie ad un partenariato pubblico-privato vincente, le nostre imprese non saranno impreparate a questa sfida cruciale per l’economia mondiale. Non ci resta che aspettare fiduciosi il 2020.

 

Copertina: Startmag

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