Continua il percorso alla scoperta della legge elettorale. Dopo aver valutato gli aspetti procedurali (clicca qui) è il momento di affrontare il tema del rispetto dei principi e della giurisprudenza costituzionale.
Legge incostituzionale?
Alla polemica sulla procedura di approvazione della pdl 2352 alla Camera se ne è aggiunta un’altra: la sua conformità ai principi costituzionali e alle precedenti sentenze della Consulta. Ci si riferisce in particolare alle pronunce sulle ultime due normative emanate dal Parlamento, entrambe dotate di elementi incostituzionali: la legge 270/2005 e la legge 52/2015.
Nei confronti della prima (il cosiddetto “Porcellum”), la sentenza della Corte 1/2014 aveva bocciato il premio di maggioranza, il quale, non essendo prevista alcuna soglia minima, conduceva ad una “oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica”. Inoltre, l’assegnazione al Senato del premio su base regionale differenziava il peso del voto in base alla collocazione geografica degli elettori. L’altro elemento incostituzionale era invece rilevato nella presenza di liste bloccate in circoscrizioni plurinominali eccessivamente grandi, che impediva dunque l’effettiva conoscibilità dei candidati. Si pensi che la sola circoscrizione di Roma nel 2013 ha eletto 42 deputati.
Per quanto riguarda l’Italicum, la Consulta ha eliminato il ballottaggio tra le due liste più votate al primo turno, mantenendo il meccanismo delle candidature multiple ma senza la possibilità per il candidato di scegliere il collegio di appartenenza in caso di pluri-elezione.
Rispetto a queste indicazioni la nuova legge elettorale non sembra presentare problemi. L’unico dubbio potrebbe riguardare il mantenimento delle liste bloccate e delle pluri-candidature, ma la nuova legge prevede 232 collegi uninominali e l’assegnazione di un massimo di 8 seggi per ogni collegio plurinominale. Tale soluzione dovrebbe, in teoria, garantire il principio della conoscibilità dei candidati, anche se la possibilità di presentarsi in un massimo di 5 collegi proporzionali, oltre a quello maggioritario, non permette di sapere con certezza dove eventualmente si verrà eletti. Nel caso di un’elezione dello stesso candidato in più collegi plurinominali, la proclamazione avverrà nel seggio in cui il suo partito ha ottenuto la minore cifra elettorale. In sostanza si è persa un’altra occasione per evitare di formare un Parlamento i cui membri siano in gran parte decisi dalle segreterie dei partiti.
L’aspetto più problematico si trova invece nella norma che trasferisce automaticamente il voto per il candidato nel maggioritario anche alla lista, o alle liste della coalizione, che lo sostiene nel proporzionale. Le soluzioni della doppia scheda, come nel Mattarellum, o del voto disgiunto, come nelle elezioni comunali, non sono state considerate e ciò potrebbe creare non pochi problemi in caso sia sollevata la questione di costituzionalità in futuro.

Il costituzionalista Valerio Onida parla di «alterazione, se non falsificazione, della volontà dell’elettore», poiché in questo modo si perderebbe quella differenziazione del voto tra i due sistemi che dovrebbe permettere di poter scegliere una persona al di là della fazione politica che lo sostiene.
La differenza tra i due modelli solitamente risiede proprio nella possibilità di votare un singolo candidato nel sistema uninominale e un partito, anche diverso da quello che lo sostiene, nel proporzionale (il cosiddetto voto disgiunto). È anche vero che nella situazione politica in cui viviamo, dove l’affluenza supera di poco il 50%, la maggior parte degli elettori non si informa realmente sul candidato e sulle sue proposte che porterà in Parlamento, ma vota in base ai partiti che lo sostengono. Tuttavia, una vera legge elettorale dovrebbe sempre permettere ai cittadini di poter scegliere il più liberamente possibile i candidati e le forze politiche che più li convincono. Questo principio verrà in parte disatteso se verrà approvata la proposta in discussione.
Al di là delle considerazioni personali, è possibile che la questione del voto unico, una volta in vigore, sarà sottoposta all’attenzione della Consulta. Non è esclusa dunque la possibilità di ritrovarci per la terza volta con una legge elettorale parzialmente incostituzionale, che avrà già sortito i suoi effetti eleggendo un Parlamento, in quel caso, delegittimato. Una situazione che si poteva e si doveva evitare.
Continua…
Credits copertina:
“collegio10032009” by giuseppe_boscarino
Founder e Creator di Polinside. Appassionato, affamato di politica e di tutto ciò che ricorda la Prima Repubblica.
Master in “Relazioni istituzionali, Lobby e Corporate Communication” alla Luiss Business School, mi occupo di corporate communication in Community.
Nel tempo libero pratico Crossfit, cucino l’Amatriciana e sogno il compromesso storico.