Centrodestra unito al voto: un’analisi del programma elettorale

La coalizione del centrodestra: un matrimonio certamente non d’amore ma che vale quasi il 37% di capitale politico, con circa 300 seggi alla Camera e 150 al Senato. Lo sanno bene Berlusconi, Salvini, Meloni e Fitto che forse malvolentieri si danno la mano in quest’avventura politica, ma si sa “Parigi, val bene una messa” e quindi via ad abbracci, sorrisi e foto ricordo.

Il Programma, firmato a Palazzo Grazioli lo scorso 18 gennaio alla presenza dei tre leader, è stato articolato in dieci punti tematici: una sintesi insomma delle battaglie (più o meno) storiche dei tre poli.

Il primo punto riguarda la questione fiscale; indicata con un generico “meno tasse”, contiene la riforma del sistema tributario. Tra i tratti salienti senza dubbio l’imposta unica sui redditi, altrimenti nota come flax tax che si costituirebbe come un deterrente all’evasione fiscale. Non è una novità, venne infatti già proposta nel 1994 sempre da Forza Italia, grazie al contributo di Antonio Martino.
Si propone poi la cancellazione dell’imposta sulle donazione e successioni e l’introduzione del divieto di tassazione in assenza di reddito, culminando poi con la liquidazione celere di tutti i debiti della pubblica amministrazione.

Sempre in tema di P.A., argomento caldissimo, il centrodestra propone la riorganizzazione della macchina statale nel senso dell’efficenza e della pari dignità tra cittadino e pubblica amministrazione. Taglio agli sprechi attraverso un sistema standard di previsione di spesa; abolizione del limite sull’uso del contante e liquidazione definitiva di Equitalia, delegando agli enti locali le modalità di riscossione dei debiti. Si è previsto poi un piano ad hoc per il sud Italia e per le zone terremotate.

La questione europea è uno degli ambiti sui quali si è discusso di più. Il leit motiv potrebbe essere un Italy first, proponendo un sistema alla tedesca di recupero della sovranità: il centrodestra infatti spinge su un cambio di passo ponendo gli interessi nostrani davanti le indicazioni europee. Il programma riporta un secco “no” rispetto alla politiche di austerity e le misure che ostacolerebbero lo sviluppo dell’economia italiana.

Un altro dei punti fondamentali è l’abolizione della riforma Fornero, questione che vede i due leader principali -Salvini e Berlusconi- divisi. Se per il primo infatti tutto l’impianto andrebbe cancellato e sostituito, per Berlusconi andrebbero limate le storture. A mettere poi il carico finale arriva la Meloni con un secco avvertimento al leader di Arcore: Pacta sunt servanda.

Sempre in primo piano la lotta al terrorismo, ripresa del controllo sui confini e blocco degli sbarchi con stipula di accordi bilaterali con paesi i paesi d’origine per il rimpatrio. Un punto interessante è senza dubbio il cosiddetto “piano Marshall” per l’Africa, un progetto a livello europeo di circa 44 miliardi di euro di cui si vocifera già da qualche anno.

Settimo argomento toccato al programma elettorale del centrodestra riguarda la famiglia. Partendo dal presupposto che la famiglia è il primo e unico fondamento della società, le misure previste mirano all’aumento della natalità: asili nido gratuiti, sostegno in maniera incrementale al numero di figli e tutela lavorativa delle giovani madri.

Si torna poi al tema caro a Berlusconi della centralizzazione del sistema istituzionale: elezione diretta del presidente della repubblica, diminuzione del numero di parlamentari e rafforzamento delle autonomie locali.

 

Cosa aspettarsi

Con uno stabile 37% il centrodestra si candida concretamente ad essere il vincitore nelle prossime politiche del 4 marzo: quello che potrebbe succedere dopo è un’incognita non da poco. Con Berlusconi non candidabile, sarà Salvini a guidare il premierato? Certo è che il leader dell’ (ormai) ex carroccio non resterà a guardare forte del suo 14.3% (FI è al 15.8%), intanto ha prontamente escluso un coinvolgimento di Maroni che, a quanto pare, sarebbe focalizzato -insieme a Zaia- a portare a casa il risultato sul referendum in Veneto e Lombardia.
Circa il ruolo della cosiddetta quarta gamba, Noi con L’Italia di Fitto, sempre Salvini -come riporta il Sole ventiquattrore– è stato molto chiaro: “Evito di seguire le vicende di quarte, quinte e seste gambe, perché non è un problema mio– aggiungendo- penso che un governo possa stare anche su tre gambe, i miei interlocutori sono due: chi vuole fare esperimenti di eugenetica, se ne farà carico“.

Le carte insomma sono ancora in tavola, più confuse che mai.

Fratelli d'Italia di Meloni. Centrodestra unito al voto
Fonte: account twitter Fratelli d’Italia
centrodestra
Fonte: Account twitter Noi con L’Italia
Forza Italia di Berlusconi. Centrodestra unito al voto
Fonte: Corriere della Sera
Lega di Salvini. Centrodestra unito al voto
Fonte: Rai News

 

 

 

 

 

 

Fonte copertina: Tempi

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