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Nell’epoca del declino della politica e dei partiti tradizionali, in cui il capitalismo e il ’68 mostrano tutte le loro crepe e nefandezze, sorgono in tutta Europa nuove forze radicali ed estranee (per ora) ai meccanismi di governo e di gestione del potere, che riscuotono un discreto successo anche a livello mediatico.
In questo universo è possibile collocare un movimento ed un partito agli antipodi che si presenteranno alle prossime elezioni del 4 marzo: Potere al Popolo e Casapound.
Potere al Popolo
La lista guidata da Viola Carofalo (ricercatrice di Filosofia all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”), nasce negli ultimi mesi del 2017 come un progetto politico di partecipazione dal basso. Il centro nevralgico del movimento è infatti un’ex OPG (Ospedale psichiatrico giudiziario), nel rione Materdei di Napoli, abbandonato e riconvertito a casa del popolo dal marzo 2015.
In questo stabile, che prende il nome di “Je so’ Pazzo”, vengono tutt’oggi organizzate numerose attività gratuite per tutti da più di 100 volontari: dagli sportelli di aiuto per i migranti al dopo scuola sociale, dai corsi di lingua italiana agli sportelli medici, dalle attività sportive alle assemblee.

A partire da questa struttura è nata l’idea di candidarsi alle elezioni con una lista che si distinguesse per forme di organizzazione ed impegno concreto di sostegno a tutte le persone bisognose. E così negli ultimi mesi sono state raccolte più di 50 mila firme, necessarie per potersi presentare il 4 marzo.Tra i vari esponenti sono da segnalare Lidia Menapace (ex partigiana) e Giorgio Cremaschi (ex leader Fiom).
Il movimento è sostenuto da esponenti della cultura come Moni Ovadia, Vauro e la scrittrice Francesca Fornario. A Potere al Popolo andranno anche i voti due partiti che non si candideranno alle elezioni e faranno campagna elettorale per il movimento: Rifondazione Comunista e il Partito Comunista Italiano (con segretario Mauro Alboresi), quest’ultimo da non confondere con il Partito Comunista guidato da Sergio Rizzo, che si presenterà come lista autonoma.
A completare il panorama della sinistra radicale, il 4 marzo ci sarà anche la lista Per una Sinistra Rivoluzionaria, di cui fanno parte Sinistra Classe Rivoluzione e il Partito Comunista dei Lavoratori.
Casapound
Alla realizzazione di progetti di sostegno, anche se ai soli cittadini italiani, è votato anche il partito di Casapound Italia, oggi sotto le luci della ribalta nazionale per la sua natura dichiaratamente neofascista, pur non riconoscendosi nelle definizioni classiche di destra e sinistra, e per i suoi successi alle ultime elezioni comunali.
Casapound è legata alla figura di Gianluca Iannone, suo fondatore e front-man del gruppo rock degli Zetazeroalfa che, a partire dal ’97, inizia ad animare le serate del pub “Cutty Sark” di Roma, dove si riuniscono giovani di estrema destra.
Il partito muove i suoi primi passi nel 2003, con l’Occupazione a Scopo Abitativo (Osa) di uno stabile in Via Napoleone III a Roma (non a caso in un quartiere multietnico), per permettere a famiglie, rigorosamente italiane, di poter usufruire di una struttura dove poter vivere. A partire da questo momento si susseguono numerose altre occupazioni nella capitale, come Casa d’Italia Parioli, Casa d’Italia Boccea ecc., molte delle quali subiscono interventi di sgombero da parte delle forze dell’ordine.

Casapound è da sempre portavoce del “Mutuo Sociale”, un progetto di legge grazie al quale la Regione dovrebbe impegnarsi nella costruzione di case per le famiglie italiane da ripagare a prezzo di costo, senza interessi e con un canone di un 1/5 delle entrate mensili per ogni nucleo.
La questione abitativa assume un ruolo centrale fin dall’inizio dell’attività, ma a partire dal 2006 cresce anche a l’organizzazione a livello politico. Dopo la nascita del Blocco Studentesco, movimento che si diffonde nelle scuole, Casapound entra nel partito Movimento Sociale – Fiamma Tricolore per poi uscirne nel 2008, costituendosi come associazione di promozione sociale autonoma.
Dal 2011 esponenti di Casapound iniziano a presentarsi alle elezioni comunali e nel 2013 il leader Simone Di Stefano si candida alle Regionali del Lazio e alle Politiche, riscuotendo, in entrambi i casi, meno di 100 mila voti. Alle ultime amministrative di novembre, però, Luca Marsella è riuscito ad entrare nel Consiglio Municipale di Ostia, grazie al forte radicamento sul territorio e ad azioni di aiuto alle famiglie (come la consegna di pacchi della spesa) e alla difesa di occupazioni abitative di dubbia legittimità.
Sebbene Casapound si sia sempre dichiarata contro la violenza, numerosi sono i casi in cui i militanti si sono resi protagonisti di azioni di intimidazione e pestaggi (come nella vicenda di Raffaele Biondo).
Gli aspetti comuni
Se Potere al Popolo e Casapound, come vedremo nel prossimo paragrafo, continuano ad essere agli antipodi e molte delle loro posizioni restano inconciliabili, vi sono numerosi aspetti su cui paradossalmente convergono (almeno nella storia e nei loro programmi).
Innanzitutto entrambi nascono da occupazioni di strutture successivamente riabilitate a scopo abitativo o per l’organizzazione di attività a favore degli individui più deboli (solo italiani per Casapound). L’impegno nel sociale, è il leit motiv dei due movimenti che si dichiarano vicini alle frange più povere della popolazione, anche se per il partito di Di Stefano vi è una chiara discriminazione in base alla nazionalità. Inoltre, come tutte le altre liste, si dichiarano favorevoli all’abolizione della “legge Fornero”.

Il secondo aspetto rilevante si ritrova nella forte vena anticapitalista e, per certi versi antieuropeista, che caratterizza i programmi. Entrambi si dichiarano contro l’Europa dei trattati e delle decisioni imposte dall’alto e, a tal proposito, vogliono l’eliminazione del vincolo del pareggio di bilancio previsto dal nuovo art.81 della Costituzione.
Costante è il richiamo alla lotta contro le multinazionali e contro le banche – mirano alla separazione tra banche commerciali e banche di risparmio, oltre che alla nazionalizzazione della Banca d’Italia.
Ma soprattutto entrambi rifiutano i modelli dei partiti tradizionali, anche quelli ideologicamente più vicini, che considerano i principali responsabili delle disuguaglianze sociali ad oggi esistenti. Su questo punto c’è comunque da sottolineare come nel recente passato Casapound si sia avvicinata alla nuova Lega “sovranista” di Salvini, con la condivisione di molte battaglie nell’ambito di immigrazione e sicurezza.
Modelli opposti
Al di là delle analogie di cui sopra, Potere al Popolo e Casapound rimangono due forze politiche i cui modelli di riferimento sono opposti, e probabilmente inconciliabili. In particolare si fa riferimento a tre macro-aree: immigrazione, modello di stato, attori sociali.
L’argomento su cui è più netta la divergenza è sicuramente quello relativo all’immigrazione. La storia di Potere al Popolo, e dell’ex OPG “Je so’Pazzo”, parla di accoglienza, collaborazione, inclusione ed estensione dei diritti. Nel suo programma elettorale sono infatti comprese: misure per la creazione di piccoli centri d’accoglienza che favoriscano l’integrazione, l’abrogazione del “provvedimento Minniti” sul lavoro delle Ong in mare, l’abrogazione degli accordi bilaterali per il rientro forzato dei migranti e l’approvazione dello ius soli.

Al contrario, Casapound, con il suo sintetico programma, porta avanti una strategia di intervento per la quale vengono “prima gli italiani”, una nazione a “immigrati zero”, e parametri stringenti per l’immigrazione regolare. Sono contrari allo ius soli e sostenitori di un modello culturale in cui i diritti devono essere garantiti in base alla cittadinanza e non in maniera paritaria.
Da queste considerazioni deriva anche il modello di stato di riferimento. I “fascisti del terzo millennio” inseguono uno stato sovrano, autosufficiente e che recuperi la propria indipendenza svincolandosi dalle dinamiche di cooperazione economica. Tra i primi punti del programma di Casapound è infatti prevista “l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dai suoi folli vincoli che soffocano le nostre libertà”.
Diversamente, se Potere al Popolo dichiara di voler “rompere l’Unione Europea dei trattati”, intende altresì “costruire un’altra Europa fondata sulla solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, sui diritti sociali, che promuova pace e politiche condivise con i popoli della sponda sud del Mediterraneo”. Assenza di discriminazioni e rilancio della Costituzione nata dalla Resistenza (i primi due punti del programma del movimento), non corrispondono sicuramente al modello di stato della formazione guidata da Di Stefano.
Infine gli attori sociali. Casapound si concentra sugli interventi a vantaggio della famiglia rigorosamente italiana. Le principali proposte del “Mutuo Sociale” e del “Reddito Nazionale di Natalità” (che prevede “500 euro mensili da 0 a 16 anni per ogni figlio italiano nato da un genitore a sua volta nato italiano”), sono pensate per rilanciare l’economia partendo dal sostegno alla principale forma di organizzazione sociale.

Nel programma di Potere al Popolo è invece centrale la figura del lavoratore (in conformità con il principio espresso dall’articolo 1 della Costituzione), al quale è necessario garantire tutela e dignità a prescindere dalla sua nazionalità. In questo senso sono previste l’abolizione del Jobs Act, la reintroduzione dell’articolo 18 (anche alle imprese con meno di 15 dipendenti), la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, il reddito minimo e la cancellazione delle principali forme di impiego diverse dal contratto a tempo indeterminato.
Conclusioni
Sia Potere al Popolo che Casapound difficilmente supereranno la soglia del 3% prevista per l’entrata in Parlamento. Ciò che è interessante notare è come due forze radicali e agli antipodi abbiano saputo raccogliere un certo consenso nelle fasce più deboli, anche se con le dovute differenze, grazie alla loro azione e alla loro presenza sul territorio in maniera capillare. Se, però, per il partito di estrema destra le iniziative si concentrano su azioni di sostegno ai soli cittadini italiani (con evidenti derivazioni neofasciste), per Potere al Popolo non esistono differenze di natura etnica.
In futuro i partiti tradizionali, che da tempo hanno abbandonato le periferie, dovranno fare i conti con questi nuovi movimenti nati dal basso. Solo il tempo dirà se riusciranno a beneficiare di un consenso più ampio che gli permetterà di avere anche un certo ruolo decisionale. Nel frattempo hanno conquistato una parte di quell’elettorato che in passato si asteneva e che adesso ha invece un nuovo stimolo per partecipare al voto.
Fonti copertine: AbMagazine, Foggia Today
Founder e Creator di Polinside. Appassionato, affamato di politica e di tutto ciò che ricorda la Prima Repubblica.
Master in “Relazioni istituzionali, Lobby e Corporate Communication” alla Luiss Business School, mi occupo di corporate communication in Community.
Nel tempo libero pratico Crossfit, cucino l’Amatriciana e sogno il compromesso storico.