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Il centrosinistra ha iniziato al sua battaglia per le prossime politiche del 4 marzo. La coalizione vede schierato il Partito Democratico di Renzi con la lista europeista di Insieme, Civica Popolare di Lorenzin e Casini, e +Europa di Emma Bonino.
Vediamo chi sono
Il Partito Democratico è preceduto dalla sua fama. Un passato importate con un’eredità storica spesso difficile da sostenere. Senza contare i travagli degli ultimi mesi che hanno visto fuoriuscire pezzi importanti del partito, in evidente disaccordo con le posizioni prese dal segretario Matteo Renzi. Alle prossime elezioni si presenta con il capo cosparso di cenere, consapevole degli errori politici del recente passato pagati con il crollo nei sondaggi, ad oggi infatti otterrebbe circa il 22% delle preferenze.
Lista Insieme, come recita la presentazione sul sito internet, rivendica con orgoglio l’esperienza ulivista ospitando verdi, prodiani e socialisti. Pone l’accento sul concetto di Europa unita, sulla lotta alle diseguaglianze e la sostenibilità ambientale. Tra i nomi più importanti l’ex ministro Santagata a guida dei prodiani (già ministro per l’attuazione del programma di governo, durante il secondo governo Prodi); il leader dei socialisti Riccardo Nencini con un curriculum di respiro internazionale; e infine Angelo Bonelli leader dei verdi. La lista secondo i sondaggi otterrebbe l’1%.
Civica Popolare rappresenta la novità nella coalizione del centrosinistra che nasce dal confluire di alcuni volti noti del centro come Beatrice Lorenzin, Lorenzo Dellai, Pier Ferdinando Casini e Giuseppe de Mita. Civica popolare è al 2%.
+Europa è la creatura di Emma Bonino. La storica leader radicale non potendo utilizzare il simbolo del Partito Radicale (anche per le discussioni interne allo stesso) si è appoggiata a quello di Tabacci. È la lista più europeista, nel sito infatti si riporta senza indugi la dichiarazione a marciare sicuri verso gli Stati Uniti d’Europa. +Europa potrebbe arrivare alla soglia di sbarramento, i sondaggi la vedono quasi al 2.8%.
Il programma
Il centrosinistra non ha elaborato un vero e proprio programma comune (come ad esempio ha fatto il centrodestra), ma sembra essere piuttosto un gruppo di lavoro in cui ogni parte politica mette a disposizione la propria esperienza. Ciononostante, confrontando i programmi delle varie liste, emergono una serie di tratti comuni che dipingono il centrosinistra come una forza progressista, orientata fortemente all’Europa, che sollecita tutta una serie di politiche volte a ridurre la diseguaglianza sociale.
Le parole d’ordine sono Europa, lavoro, cultura e “cura delle persone”. Si propone il salario minimo universale garantito per tutti, la pensione contributiva di garanzia per giovani a basso e discontinuo reddito e raddoppio dei fondi per il reddito d’inclusione.
In primo piano la lotta al lavoro a tempo determinato, favorendo l’accesso al mondo del lavoro sia attraverso un sistema di orientamento che faccia da ponte tra scuola e mondo del lavoro, sia promuovendo la continua formazione di chi un lavoro ce l’ha già. Novità anche per la pubblica amministrazione che sarebbe protagonista di un turnover, per il mondo dell’accademia si prevede invece l’assunzione di circa 10000 ricercatori.
Si spinge poi verso l’Europa nella sua visione più ardita: gli Stati Uniti d’Europa, grazie al quale -secondo la coalizione di centrosinistra- si potrà coordinare con maggiore efficacia il fenomeno migratorio, che ormai è un fatto consolidato, attraverso un approccio umanitario, ma non assistenzialistico.
In materia fiscale, si preannuncia lotta dura contro gli evasori, favorendo e “premiando” i contribuenti più virtuosi con l’introduzione della patente fiscale.
Previsioni
Come detto in apertura, il centrosinistra, complici le vicende degli ultimi due anni, ha perso molto capitale politico, rischiando di fatto di di essere tagliato fuori dalla corsa per il governo. Nei sondaggi è costretto in un range che va dal 26% di Euromedia e il 29% dell’Istituto Piepoli. Una tornata elettorale insomma non da apripista, ma la coalizione potrebbe senza dubbio fare la differenza in un ipotetico governo di larghissime intese.