Ponte Morandi: quando una tragedia può diventare un’opportunità politica

Paradossalmente la catastrofe del ponte Morandi potrebbe presentare dei risvolti politici inaspettati per la coalizione penta-leghista. Clicca qui per gli altri approfondimenti di politica interna.

Il crollo del ponte Morandi a Genova ha già provocato innumerevoli reazioni e commenti sulle principali testate giornalistiche e sui social. Insulti, accuse, minacce senza distinzioni politiche hanno trovato ampio spazio come solitamente accade a seguito di tragedie improvvise che coinvolgono famiglie e scuotono il paese.

La rabbia e la tentazione di addossare subito la colpa addosso ad un solo soggetto sono sentimenti umani e naturali che però devono necessariamente superare il vaglio delle indagini dell’unico organo competente a emettere sentenze: la magistratura. Il resto si perde in riflessioni personali e politiche che devono essere valutate come tali: comprensibili, verosimili ma opinabili.

In questa sede, dunque, si vuole porre l’accento su un altro fattore che ancora non è emerso con forza: le opportunità politiche che, inesorabilmente, derivano da una vicenda del genere. Non si tratta di cinismo o di insensibilità verso le vittime del crollo del ponte Morandi. Nessuno le riporterà indietro e non c’è modo per soddisfare la comprensibile sete di giustizia delle famiglie coinvolte, se non quello di attendere i rilevamenti e i processi che inevitabilmente seguiranno la tragedia.

Qui si vogliono solo valutare, nella maniera più asettica possibile, esclusivamente i risvolti politici della vicenda accantonando, per il momento, qualsiasi emozione e giudizio sui soggetti responsabili. Potrebbero essere mosse accuse di freddezza o di opportunismo, ma la mission di Polinside è sempre quella di scavare in profondità cercando di scorgere i meccanismi di potere che si celano dietro ogni scelta.

L’opportunità politica per Lega e Movimento 5 Stelle

Svolta questa doverosa e sentita premessa, si vogliono dunque osservare alcune conseguenze politiche che inevitabilmente potrebbero verificarsi e che coinvolgono l’attuale maggioranza.

Ovviamente ciascun membro dell’esecutivo, come del resto tutta la Nazione, è rimasto fortemente scosso da una tale tragedia che ha colpito l’Italia intera. Tuttavia, paradossalmente il crollo del ponte Morandi sembra aver ricompattato il governo in un periodo complicato come quello che precede la presentazione della nota di aggiornamento al DEF di fine settembre, ma soprattutto il ddl di Bilancio di metà ottobre.

È noto come negli ultimi mesi dell’anno aumentino vertiginosamente le fibrillazioni parlamentari. Ogni partito, ed ogni onorevole, cerca di portare a casa il massimo nell’“assalto alla diligenza” che si verifica all’interno delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Questo principio sembra essere valido anche quest’anno, con i due partner di governo alle prese con una finanziaria che dovrà scongiurare le clausole di salvaguardia sull’aumento dell’Iva e includere i cavalli di battaglia di M5S e Lega (reddito di cittadinanza e Flat Tax). Il tutto cercando, allo stesso tempo, di mantenere il rapporto deficit-Pil a livelli ragionevoli anche se più alti rispetto allo 0,8% previsto per il 2019 dall’ultimo DEF di aprile.

Un compito non facile per una coalizione che fatica a trovare punti di convergenza su temi fondamentali quali immigrazione (vicenda Aquarius), grandi opere (TAV e TAP su tutte) e difesa (reintroduzione della leva militare).

Tuttavia, nonostante le difficoltà, le tragedie sono un momento di unione e di cordoglio nazionale in cui la popolazione si stringe non solo attorno alle vittime, ma anche alle forze di soccorso e alle istituzioni impegnate nel salvataggio di vite e nella gestione dei fondi per le infrastrutture danneggiate. È per questo motivo che, seppur nella disgrazia, il governo può uscirne rafforzato sia dall’esterno che dall’interno, grazie alla collaborazione tra i diversi membri necessaria per ricostruire la comunità e le vie di comunicazione.

È bene sottolineare ancora una volta come tali valutazioni derivano da un’analisi personale esclusivamente politica e strategica che nulla ha a che fare con il dolore soggettivo delle singole personalità politiche, che potrebbero non condividere o non concepire tale chiave di lettura.

Resta il fatto che se la vicenda di Genova continuerà a monopolizzare l’attenzione mediatica fino alla sessione di bilancio, il governo avrà un’arma in più per rivendicare maggiore flessibilità verso l’Europa.

D’altronde il vicepremier Salvini a poche ore dal crollo ha già parlato di «vincoli europei che ci impediscono di spendere soldi per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri figli o le autostrade su cui viaggiano i nostri lavoratori».

La richiesta di scorporare gli investimenti per le infrastrutture dal calcolo del deficit è inoltre una proposta già avanzata più volte negli ultimi mesi dal sottosegretario ai Trasporti Armando Siri.

Intanto la Commissione Europea in una nota ha già fatto sapere che l’Italia è stata uno dei principali beneficiari della flessibilità e che lo scorso aprile è stato approvato un piano di investimenti del valore di 8.5 miliardi per le autostrade italiane.

Ottenere un tesoretto da spendere per la manutenzione e la costruzione di grandi opere è dunque un piano complesso e impegnativo. Ciononostante, qualora non avesse successo, la trattativa per ottenere i fondi potrebbe comunque compattare non solo la maggioranza, ma anche parte della popolazione contro il rigore della Commissione e in generale contro l’Unione. Il tutto a pochi mesi dalle più incerte elezioni europee degli ultimi anni, in cui le forze anti-establishment hanno ampie probabilità di successo.

Le strategie comunicative di Di Maio e Salvini 

La tragedia del ponte Morandi ha, almeno per il momento, cementato i rapporti tra le due componenti, con il premier Conte che sembra aver in pugno la situazione, avendo acquisito una certa autorevolezza a seguito delle ferme dichiarazioni sulla revoca delle concessioni ad Autostrade. Diversamente, tra Di Maio e Salvini sembra essere stato il primo ad avere avuto un maggiore successo mediatico.

Il leader 5 Stelle, insieme al Ministro per le Infrastrutture Toninelli, ha subito convogliato l’attenzione mediatica sulla società che gestisce (o gestiva?) il tratto incriminato: Autostrade per l’Italia. Quest’ultima è controllata per l’88% da Atlantia, di cui il 30,25% è in mano alla famiglia Benetton (tramite la società “Sintonia” a sua volta  controllata da “Edizione”). Al di là delle responsabilità di Autostrade sulla manutenzione, Di Maio, con un articolo sul “Blog delle Stelle”, si è scagliato contro la famiglia Benetton accusandola di avere utilizzato le sue partecipazioni (ad oggi in realtà minime) in alcuni dei principali gruppi editoriali italiani come Rcs e Caltagirone Editore, per diffondere notizie diffamanti sul M5S. Senza entrare nel merito, è facile osservare come l’intervento del vice premier abbia avuto l’effetto di convogliare l’attenzione, e dunque la colpa del crollo, verso un unico soggetto (finanziatore dei «giornaloni»), senza considerare eventuali ulteriori responsabilità politiche.

Sull’altro versante, la comunicazione di Salvini è sembrata meno efficace del solito. Il social media manager Luca Morisi in questo caso non ha attuato una tattica vincente pubblicando un tweet forse poco opportuno relativo alla vicenda Aquarius, in un momento in cui tutta l’attenzione era inevitabilmente concentrata sul crollo del ponte Morandi. Successivamente il leader leghista è riuscito comunque a recuperare assecondando la caccia al colpevole portata avanti in prima persona da Di Maio e Toninelli.

Insomma, paradossalmente una catastrofe come quella del ponte Morandi potrebbe avere risvolti inaspettati dal punto di vista economico ed elettorale per le attuali forze di governo. Una prospettiva possibile seppur non certa, che certamente ognuno di noi non avrebbe mai voluto prendere in considerazione ma che è interessante osservare.

Credits copertina: Il Ponte Morandi dopo il crollo, visto da Est, panoramica by Michele Ferraris is licensed under CC BY-SA 4.0

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