Perché festeggiare il 25 aprile

In occasione della festa della Liberazione riproponiamo l’articolo già pubblicato l’anno scorso ma che rimane ancora attuale. Perché il 25 aprile sia considerata una festa di tutti e non di pochi.

Perché si festeggia il 25 aprile? Questa è la domanda che molti si pongono ogni volta che ricorre l’anniversario della Liberazione. Sia coloro che ideologicamente sono contrari alle idee e alle azioni portate avanti durante la Resistenza, sia coloro che semplicemente preferiscono andare al mare identificandosi maggiormente con lo spirito della festa della Repubblica del 2 giugno.

Oggi, più che mai, è invece non solo giusto ma necessario festeggiare la Liberazione dalle forze fasciste e naziste, senza la quale non sarebbe stato possibile giungere al referendum del 2 giugno 1946 e alla democrazia che, sebbene in crisi, resiste ancora oggi.

Bisogna dunque sgomberare il campo dal falso mito della Liberazione come una celebrazione divisiva che coinvolgerebbe solo quella parte della sinistra da sempre più sensibile ai valori della Resistenza. Il 25 aprile deve essere festeggiato da tutti gli italiani, senza alcuna distinzione di natura politica.

La lotta contro i nazi-fascisti ha infatti visto la partecipazione di tutte quelle forze antifasciste che sarebbero poi andate a formare l’Assemblea Costituente e a comporre l’arco parlamentare della nuova democrazia italiana.

All’interno del Corpo dei Volontari della Libertà (CVL), nato su iniziativa del CLN, si trovavano una miriade di forze: i comunisti (organizzati nelle Brigate Garibaldi), i socialisti (con le formazioni Giacomo Matteotti), i militanti del Partito d’Azione (nelle formazioni di Giustizia e Libertà), i cattolici e democristiani (Fiamme Verdi) e persino i monarchici (i cosiddetti azzurri, esterni al CLN e fedeli a Badoglio). Uomini che – pur divisi da culture, ideologie e persino obiettivi – combattevano per la conquista della libertà, uniti dalla consapevolezza di lottare non solo per il futuro dei propri figli, ma soprattutto per il popolo italiano.

25 aprile
Partigiani sfilano in Piazza della Vittoria a Genova. Fonte: Archivi della resistenza. Fondazione Gramsci.

È questo il secondo falso mito da sfatare, perché le origini dello Stato italiano repubblicano nascono proprio dalla chiamata all’insurrezione che il CLNAI (Comitato di Liberazione dell’Alta Italia) trasmise su “Radio Milano Libertà” il 25 aprile 1945 (notizia poi pubblicata su “l’Unità” il giorno successivo). L’appello diretto a tutti gli italiani assume ancora oggi – insieme alla dichiarazione dello sciopero generale contro i nazi-fascisti proclamato lo stesso giorno da Sandro Pertini – un valore simbolico fondamentale:

«Tutti gli uomini e le donne che hanno nel petto un cuore italiano debbono ribellarsi, insorgere e combattere con le armi in pugno l’odioso nemico. […] Patrioti italiani! Avanti alle armi per issare il tricolore sulle torri e i campanili delle nostre città, villaggi e borghi del settentrione, avanti alle armi per gettare le fondamenta di un’Italia veramente democratica che si appoggi sul popolo!»

Tricolore, democrazia, popolo, tre concetti che sarebbero apparsi qualche anno più tardi tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, lo scrigno più sacro in cui è custodito l’orgoglio di essere italiano, qualunque sia la propria opinione politica. Non si parla di rivoluzione proletaria o di valori cristiani, non si parla della supremazia di una cultura particolare su un’altra, ma solo di patria e democrazia.

È questo il punto fondamentale. L’Italia di oggi non può che essere democratica, la democrazia non può che fondarsi sulla Costituzione, e quest’ultima non può che essere il risultato finale di un lavoro portato avanti da quelle stesse forze che hanno combattuto contro la Repubblica Sociale Italiana e contro le forze tedesche. Dalle colline piemontesi all’attacco di Via Rasella a Roma, fino alle quattro giornate di Napoli. Forze partigiane e popolazione civile unite per un unico scopo e da un unico obiettivo: consegnare al popolo italiano la libertà.

Questo è il senso più profondo che ancora oggi conserva il 25 aprile, un significato di cui noi tutti dobbiamo essere consapevoli.

Copertina: Il Secolo d’Italia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.