Martina Carone

Martina Carone: “La politica del futuro sarà sempre più pop”

Su Polinside l’intervista alla consulente di Quorum e YouTrend, che svela i cambiamenti in atto nella comunicazione politica

Nell’era della fast politics, in cui ogni messaggio viene visualizzato e condiviso in tempo reale da milioni di persone, ciascun candidato politico deve avere una strategia comunicativa chiara, coerente ma, soprattutto, diversificata in base alle piattaforme di riferimento: tv, stampa, social e piazza.

Oggi e domani sarà dunque sempre più necessario poter contare su una conoscenza approfondita e data driven del contesto sociale e mediatico in cui si opera. Non bastano più il carisma e lo slogan ad effetto. Ad un personaggio politico servono competenze, conoscenze, studio e sudore per aumentare e mantenere il consenso del proprio elettorato.

È questa la convinzione di esperti di comunicazione politica come Martina Carone, social media specialist per Quorum e YouTrend, blogger de Linkiesta ed un passato come social media manager nella campagna elettorale del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Polinside ha deciso di intervistarla per fare il punto sull’attuale situazione politica e sui nuovi trend di comunicazione.

D: Partiamo dall’attualità politica. Matteo Salvini ha concluso il suo intervento alla manifestazione di Piazza San Giovanni dichiarando: “Viva l’Italia, la Lega, la libertà e la democrazia (senza citare il centrodestra). Poi, quasi pentito, ha ripreso il microfono e ha invitato sul palco Berlusconi e Meloni sostenendo che: “solo uniti si vince”. Insomma, qual è il messaggio prevalente oggi?

R: Il messaggio che arriva da Piazza San Giovanni è che il centrodestra c’è ed è una realtà consistente. Matteo Salvini è colui che riesce a coinvolgere maggiormente il proprio elettorato che si sta spostando sempre più a destra, come confermano la crisi di Forza Italia e il successo di Giorgia Meloni. Inoltre si è trattato di una bella prova di forza per la concomitanza con la Leopolda di Matteo Renzi, definita da Salvini la “Leopoldina dei palazzi”. In definitiva a Roma si è vista una prova di forza concreta del centrodestra.

D: Della Leopolda rimangono tre immagini: il messaggio della combattente curda Nasrin Abdalla, il compattamento del popolo renziano attorno al suo leader e l’alterità rispetto a Lega e 5 Stelle. Italia Viva può rappresentare un’alternativa al Pd? Renzi è davvero rinato?

R: Renzi non può essere considerato come una vera alternativa al Partito Democratico per una questione di numeri (oggi i sondaggi lo danno al 4-5%). Si possono però evidenziare due concetti sul futuro di Italia Viva: il grande talento mediatico di Renzi, che riesce sempre a conquistare il centro della scena, e la sua capacità di crearsi uno spazio nel contesto politico elettorale. Una quota dell’elettorato più incerto sta valutando se fidarsi dell’ex premier, che ad oggi può contare comunque su una platea di 40-50 parlamentari. Inoltre Renzi, uscendo dal Pd, non ha correnti ostili interne, e questo sicuramente lo rende più forte. Ora è il capo di un partito personale, una condizione che gli permette anche di “tirare bordate” a chi vuole e senza rendere conto a nessuno. Sicuramente sarà un attore di grande rilievo nel futuro di questo Governo, e potrà diventare l’ago della bilancia di diversi esecutivi di centro e di centro-sinistra.

D: A più di un mese dalla nascita del Governo “Conte Bis” hai notato differenze a livello di comunicazione istituzionale? L’emergenza migranti sembra non essere più la priorità. Esiste un nuovo tema preponderante o finora ci si è concentrati esclusivamente sulla manovra economica?

R: Ora il centro della discussione è sicuramente la finanziaria, un tema che però il Governo sta affrontando – dal punto di vista comunicativo – in maniera disorganizzata. Non riesce infatti a trovare una chiave di lettura, un “frame narrativo” per raccontare i provvedimenti portati avanti e la filosofia stessa della legge di bilancio. Sembra di essere in presenza di una sorta di Governo tecnico chiamato ad affrontare problemi che vanno risolti, ma che non riesce ad imprimere un vero e indirizzo politico se non in funzione anti-Salvini. Il ruolo di Conte è inoltre fortemente cambiato, con il Presidente del Consiglio che ora inizia a muoversi in autonomia, anche dal punto di vista della comunicazione via social, con post più “elettorali” e meno “istituzionali”.

D: Duello Salvini-Renzi. Sul “Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia” (17 ottobre), insieme a Giovanni Diamanti hai evidenziato come il faccia a faccia abbia permesso a Renzi di essere legittimato come il vero anti-Salvini e a Salvini di essere considerato il vero Anti-Renzi. Non vedi i due leader in difficoltà? Salvini ancora imprigionato nel suo errore ferragostano e Renzi rimasto al 40% ottenuto alle Europee del 2014?

R: In effetti si trovano in difficoltà ed è questa condizione che li ha spinti ad affrontarsi in duello pochi giorni fa, tornando al centro della scena mediatica. Al momento Salvini è ancora in convalescenza, ma sta ponendo le basi per costruire un futuro che abbia un orizzonte di medio-lungo termine. Renzi è un leone in attesa di trovare il momento adeguato per “aggredire” l’elettorato del Pd.

D: Sembrano passate ere geologiche da quando, insieme a Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti avete curato “Fenomeno Salvini”. Nella tua analisi social sostenevi che: “Salvini, con le sue uscite consistenti sui social nell’orario pomeridiano, riesce ad imporre l’argomento centrale del giorno successivo, lasciando il tempo ai giornali di rilanciare le sue dichiarazioni”. Cosa è cambiato nell’atteggiamento social del “Capitano” oggi? Ha ancora la stessa capacità di monopolizzare il dibattito?

R: No. Ed è questo il motivo che lo ha convinto ad accettare il faccia a faccia con Renzi. Nel suo anno di Governo Salvini è stato costantemente seguito dai media esponendosi molto per il ruolo che ricopriva come Ministro e correndo il rischio di creare assuefazione per il continuo ripetersi dei messaggi sulla sicurezza e sui porti chiusi. Ora è sempre più difficile vedere i suoi contenuti rilanciati e commentati dai giornali e dalle tv perché non funzionano più. Ha innalzato così tanto l’attenzione che ha rischiato di fare la fine di Icaro e di bruciarsi. Sarà interessante capire come si reinventerà, cercando di mantenere il suo stile ma trovando nuove chiavi di comunicazione. Resta il fatto che il Paese continua ad essere dalla sua parte.

D: Siamo in una stagione politica in continuo mutamento, dove è difficile prevedere cosa avverrà in un futuro anche molto vicino. Sembra essere in presenza di un rebranding continuo dei partiti politici, in cui poche sono le certezze. Se la Lega sembra aver fatto proprio il tema della sicurezza, quali sono i temi forti su cui dovrebbero puntare M5S e Pd? Green Economy? Giovani? Lavoro?

R: Il Pd dovrebbe affrontare il tema del lavoro. Salvini, con quota 100, ne ha parlato in chiave pensionistica. Il M5S, portando avanti la battaglia del reddito di cittadinanza, l’ha affrontato in chiave di disoccupazione. Il Partito Democratico deve riprendersi quelle fasce elettorali che una volta votavano in massa a sinistra. Sto parlando di dipendenti pubblici, insegnanti e anche i nuovi lavori delle partite Iva e di quei settori non appannaggio delle classi di età più elevate. Per i 5 Stelle potrebbe invece verificarsi un ritorno alle origini, che potrebbe condurli nuovamente a concentrarsi sul tema della legalità. La leadership di Di Maio inizia a scricchiolare e serve un tema che ricompatti la base. L’ambiente penso sarà invece un argomento su cui si spenderanno entrambi. Anche se non lo ritengo un driver di voto.

D: Secondo i recenti sondaggi Ixè realizzati per Cartabianca, il premier Conte risulta ancora il leader che gode di maggiore fiducia, staccando di gran lunga anche Salvini. Di contro la Lega continua ad essere il partito preferito dagli italiani con il 30% circa dei consensi. Come spiegare tali dati? Gli italiani vogliono rigore e sicurezza o moderazione e stabilità?

R: Tantissimi altri primi ministri in passato hanno goduto di un consenso elettorale alto, perché in Italia, al di là di tutto, esiste da sempre un rispetto istituzionale. Conte non ha mai espresso posizioni radicali, e questo gli ha permesso di essere coerente con il suo ruolo. Tuttavia sbagliamo se pensiamo che il consenso personale si traduca automaticamente in consenso elettorale, dove Salvini può contare su un sostegno diffuso. Le due situazioni possono coesistere.

D: Nei giorni immediatamente successivi alla sua elezione come segretario del Pd, Nicola Zingaretti sembrava essere l’uomo nuovo nella sinistra, destinato a risollevare le sorti di un partito dilaniato dalle divisioni interne. A più di 6 mesi dall’entrata in carica non sembra però aver impresso quella svolta necessaria in un partito ancorato alla soglia del 20%. La sua è una mission impossible?

R: Se l’uscita di Renzi ha risollevato il Pd dal punto di vista della coesione interna, l’Italia rimane comunque un Paese che sta vivendo una fase politica chiara, dove il centrosinistra non può andare molto oltre le percentuali attuali. D’altra parte l’elettorato oggi è estremante volatile e con una strategia di lungo periodo e un po’ di fortuna la situazione può cambiare radicalmente.

D: In un’intervista sul blog Social Recap, Dario Adamo (social media manager di Giuseppe Conte), sostiene che: “Instagram è il futuro della comunicazione politica”, perché è il social delle giovani generazioni, ormai abituate ad utilizzare un linguaggio fatto solo di immagini. Questo principio vale anche in un Paese anziano come l’Italia, dove l’età media avanza ogni anno e il tasso di natalità scende drammaticamente?

R: A mio parere no. Semplicemente perché viviamo in un Paese che recepisce molto lentamente le innovazioni tecnologiche e le nuove tendenze a livello di comunicazione. Instagram è efficace all’interno di una strategia integrata, che prevede anche altre piattaforme di comunicazione. Ma un partito che basa la condivisione dei propri messaggi esclusivamente su Instagram non può crescere molto i propri consensi.

Viviamo in un Paese che recepisce molto lentamente le innovazioni tecnologiche e le nuove tendenze a livello di comunicazione.

D: Tre principi per una comunicazione politica efficace.

R: Coerenza con il personaggio, strategia chiara e ripetizione costante del proprio messaggio in ogni contenuto multimediale.

D: Recentemente si è concluso “Election Days“, il workshop nel campo della comunicazione politica e della strategia elettorale organizzato da Quorum e YouTrend. Un bilancio della manifestazione?

R: “Election Days” ha riscosso un forte successo, con più di 60 partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia. Inoltre quest’anno il livello di preparazione degli speech e dei partecipanti era molto alto. È stata una bella occasione per fare network. Grande merito a Lorenzo Pregliasco per aver creato un format di successo.

Martina Carone
Martina Carone durante “Election Days”, l’evento organizzato da Quorum e YouTrend

D: Cosa ci puoi dire invece del nuovo programma su radio Radicale “Campagna permanente”? Come è nata l’idea?

R: L’idea è nata da una chiacchierata con Massimiliano Coccia (reporter di Radio radicale) e Giovanni Diamanti. Noi di Quorum/YouTrend avevamo già realizzato collegamenti in occasione delle precedenti tornate elettorali e così ci siamo detti: perché non creare un programma di commenti e analisi politiche a cadenza settimanale? La prima puntata è stata molto seguita e nella prossima ospiteremo Antonio Funiciello, autore de “Il metodo Machiavelli”.

D: Come ti immagini la campagna elettorale tra 10 anni?

R: Al di là delle innovazioni tecnologiche e dei temi, non cambierà molto. Esisterà sempre una forte dicotomia e polarizzazione delle opinioni degli elettori e dei candidati politici. Le campagne elettorali continueranno ad essere estremamente personalizzate e si assisterà al definitivo trionfo della pop politica, che abbasserà non poco il livello della discussione elettorale. Noi di Quorum e YouTrend ci faremo comunque trovare pronti!

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