La politica è movimento, è un volante di una macchina in viaggio per una strada che si vorrebbe dritta ma che è piena di curve e dossi accidentali. Alcuni ostacoli sono ben evidenziati dai cartelli di pericolo, altri sono improvvisi e solo una mano esperta può evitarli senza causare troppi danni alla carrozzeria.
Si procede a stacchi, con episodi che possono modificare il corso di una legislatura spostando il baricentro tra i poli come uno scoglio può deviare il corso di un fiume.
Venerdì sera abbiamo avuto la percezione di aver assistito ad una sterzata che può aver impresso un cambio di direzione non tanto al futuro di questo Governo, ma a quello del Presidente del Consiglio attualmente in carica che, provocato, ha reagito individuando i suoi nemici: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Sia chiaro, le accuse di falso per fini propagandistici sono un’abitudine in Italia, basta tornare al luglio 2019, quando l’allora presidente del Pd e ora Segretario per gli Affari economici europei Paolo Gentiloni chiese le dimissioni del segretario della Lega (allora ministro dell’Interno) Matteo Salvini per aver mentito sulla vicenda Savoini-Russia.
Allo stesso modo Conte ha accusato i leader di Lega e Fratelli d’Italia di diffondere falsità e menzogne sulla trattativa con l’Europa che rischierebbero di compromettere la forza negoziale dell’Italia nella trattativa con gli altri Stati.
Ma il discorso di Conte ha avuto una forte eco per due elementi non legati soltanto ai toni, ma piuttosto al contesto spazio-temporale e allo stile insolitamente aggressivo del premier.
Innanzitutto le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sono state trasmesse in streaming online e in diretta tv sui tg Rai, SkyTg24 e La7, tra le 19,30 e le 20,00, in un orario che gli ha permesso di avere la massima visibilità possibile. Tutti i principali media erano collegati anche perché la conferenza stampa era stata indetta principalmente per spiegare le misure del nuovo DPCM, e dunque aveva un valore di comunicazione istituzionale.
La situazione di emergenza ha inoltre costretto nelle ultime settimane i giornalisti ad essere in ascolto via Skype, con problemi di connessione che hanno spesso reso le domande incomprensibili ed hanno lasciato libero spazio all’interpretazione da parte del premier. Una manna dal cielo per il team di comunicazione guidato da Rocco Casalino, che ha dunque avuto a disposizione un palcoscenico perfetto per la propaganda politica di Palazzo Chigi.
Un secondo aspetto interessante, si può ritrovare nel cambio di atteggiamento che finora aveva visto il premier mantenere uno stile moderato e composto, che gli aveva permesso di avere l’appoggio di un elettorato ampio. Secondo gli ultimi sondaggi EMG del 10 aprile Conte era il leader più apprezzato dagli italiani con il 45% dei consensi (in crescita del 2% rispetto al 2 aprile). Le ragioni di tale successo sono da ricercare sicuramente nella situazione emergenziale in cui ci troviamo, che storicamente unisce la popolazione nel sostegno al proprio capo di Governo. Ma se Conte gode stabilmente del favore di più di un terzo degli italiani, ciò è dovuto al fatto che la sua immagine è quella di un leader imparziale e moderato, che non si scompone, non rilascia dichiarazioni al vetriolo che potrebbero indebolire la maggioranza e che riesce a fare sintesi tra le varie anime del governo, prima a trazione penta-leghista ora a guida 5Stelle-PD.
Insomma, gli italiani apprezzano Conte perché, apparentemente, non segue il consenso personale ma la stabilità dell’esecutivo e dunque il bene del Paese.
Partendo da questo framing – che Lorenzo Pregliasco definisce come “il modo in cui le persone inquadrano il mondo attraverso cornici cognitive, interpretando i fatti, le esperienze, i fenomeni politici – il discorso di venerdì risulta stonato perché Conte sembra aver puntato il dito contro Salvini e Meloni non per rafforzare il Governo, come tuttavia ha dichiarato, ma soltanto per aumentare il consenso politico personale, probabilmente spinto dai sondaggi favorevoli.
A tal proposito, la leader di Fratelli d’Italia ha sottolineato i fini politici di una conferenza stampa in cui il premier “ha fatto finta di dover raccontare i nuovi provvedimenti del Governo”, per attaccare le opposizioni, parlando addirittura di clima “da Corea del Nord”. Forse Meloni non ricorda come 30 anni fa sono diventate celebri le picconate di Francesco Cossiga, che allora era addirittura Presidente della Repubblica…
In questo contesto Conte sembra dunque essersi tolto le vesti di avvocato prestato alla politica e aver indossato ufficialmente quelle di un possibile candidato alle prossime elezioni. Da venerdì la percezione verso il Presidente del Consiglio sembra essere improvvisamente mutata, e Conte non appare più un leader capace di unire ma, al contrario, è diventato un politico qualunque.
Forse è ancora presto per dare giudizi definitivi ma questa svolta, se confermata, potrebbe risultare fatale perché gli italiani solitamente non comprendono e non premiano chi, per ragioni di consenso, cambia improvvisamente il proprio status sullo scacchiere politico nazionale, dimostrando di non accettare più il suo ruolo di leader indipendente (vedi Mario Monti).
Nelle prossime settimane vedremo se Conte saprà riprendere il controllo del veicolo e gestire l’emergenza con lo stesso spirito con cui l’aveva affrontata finora, o se confermerà di aver preso una strada che potrebbe segnare irrimediabilmente il suo futuro politico.
Credits copertina: Governo, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons
Founder e Creator di Polinside. Appassionato, affamato di politica e di tutto ciò che ricorda la Prima Repubblica.
Master in “Relazioni istituzionali, Lobby e Corporate Communication” alla Luiss Business School, mi occupo di corporate communication in Community.
Nel tempo libero pratico Crossfit, cucino l’Amatriciana e sogno il compromesso storico.