Il consenso di cui godono Giuseppe Conte e Luca Zaia dimostra come in politica sia fondamentale rispettare trend narrativi coerenti che favoriscano la diffusione di una certa percezione di sé
Nella comunicazione si dice che spesso conta più la percezione che si ha di una notizia piuttosto che la notizia stessa. Un concetto che sembra assumere una rilevanza ancora maggiore in questo periodo di quarantena, in cui i diversi trend narrativi che si sono susseguiti (dalla chiusura totale ad una ripartenza indiscriminata delle attività), hanno fortemente influenzato la percezione che la popolazione ha non solo della realtà ma soprattutto delle istituzioni, intese a livello centrale e regionale.
La percezione di Giuseppe Conte
In tempi di emergenza, all’esecutivo nazionale vengono solitamente richieste almeno due prerogative: chiarezza nella comunicazione e reattività a livello decisionale. Se sul primo punto Conte non è sembrato all’altezza delle aspettative (vedi la polemica sui “congiunti”), i provvedimenti annunciati dal Governo trovano attualmente un ampio consenso nella popolazione, se è vero che ancora oggi il 62% (erano 94% un mese fa) li ritiene “positivi” o “molto positivi” (sondaggi Demos per Repubblica).
Anche se in calo, la fiducia nel premier è stabilmente sopra il 60% da un mese a questa parte, un dato che non può essere motivato solamente dal “rally around the flag”, e cioè da quel sentimento che porta tutti a sostenere le istituzioni nei momenti di difficoltà. Insomma, nonostante i ritardi nell’arrivo dei fondi per l’integrazione salariale e per gli aiuti alle imprese, la percezione più diffusa è quella di un Governo che, seppur navigando a vista, è fortemente impegnato a risolvere la situazione.
Regioni: Visibilità ≠ Consenso
Diverso è il ruolo dei governatori regionali in tempi di emergenza. In un simile frangente alle Regioni sono richiesti due compiti forse ancora più ardui: dimostrare “leale collaborazione” con il Governo centrale e gestire prontamente la crisi sanitaria (materia di propria competenza).
Oggi però alcuni governatori sono più concentrati ad aumentare la propria visibilità mediatica con dichiarazioni sensazionalistiche (vedi De Luca), piuttosto che rispettare le linee guida dell’esecutivo. Una strategia legittima (se l’obiettivo è quello di crescere nei consensi), ma che deve essere inquadrata in un contesto più ampio, un percorso preciso che ha come fine il miglioramento delle condizioni della comunità di riferimento. Se infatti mi limito a criticare il Governo o il comportamento di alcuni cittadini senza però offrire un’alternativa seria e credibile, la percezione che gli altri avranno di me sarà quella di una persona inattendibile o comunque poco seria.
Come spesso accade in politica gli elettori apprezzano più la coerenza, o meglio la percezione di essere coerenti, rispetto ad una partigianeria intransigente. Così se l’atteggiamento ondivago di Attilio Fontana non si sta rivelando efficace (il consenso nei suoi confronti è in calo dal 42% al 37% nell’ultimo mese), l’eterno Luca Zaia scala la classifica di gradimento dei leader, che oggi lo vede al secondo posto dopo Giuseppe Conte, con una percentuale del 51% (rispetto al 48% di un mese fa).
Il Presidente del Veneto, che è riuscito a mascherare meglio di altri i cambi di rotta delle ultime settimane, è infatti il primo Governatore che ha avuto il coraggio di prendere importanti misure di contenimento fin dall’inizio della pandemia. Si è dimostrato collaborativo con il Governo nei momenti di difficoltà, ha alzato la voce quando non era d’accordo, ma soprattutto ha portato avanti la politica dei “tamponi a tappeto” che si è dimostrata efficace e che poi è stata seguita da altre Regioni.

Seguendo questo percorso oggi Zaia, sebbene appartenga ad un partito radicale, viene generalmente percepito come un governatore disponibile al confronto ma, allo stesso tempo, intransigente se si tratta di salvaguardare gli interessi dei cittadini che rappresenta. Caratteristiche che gli permettono di godere di un consenso bipartisan, tanto che anche il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari (di scuola PCI) ha dichiarato a Repubblica.it che Zaia possiede: “un talento per la mediazione e il compromesso” che gli ha permesso di affrontare la pandemia “in maniera intelligente e accorta”.
Quindi? Percezione o realtà?
Oggi più di ieri i sondaggi non possono che essere soltanto dei segnali (più o meno attendibili) che tentano di interpretare una situazione in continuo movimento. Sono però importanti perché ci aiutano a comprendere i mutamenti in atto in una società per la maggior parte disinformata.
Proprio qui sta il punto: il rapporto che noi abbiamo con la realtà che ci circonda si basa per lo più su una conoscenza parziale, superficiale e spesso errata che ci viene fornita dalle istituzioni politiche, dal sistema mediatico e dal contesto in cui viviamo. Ogni evento che noi pensiamo di comprendere (e dunque di controllare) è in realtà soltanto una parte di un sistema complesso che noi conosciamo appena.
Si parla di “dispercezione”, un fenomeno molto diffuso al giorno d’oggi che è oggetto anche di studio di un apposito report dell’Agcom (“Percezioni e disinformazione”) pubblicato lo scorso febbraio, in cui viene evidenziato come quasi il 60% della popolazione italiana abbia un livello di “dispercezione” superiore al valore medio.
La crisi del coronavirus non ha fatto che accentuare questa disfunzione cognitiva inondandoci di informazioni e accelerando i trend narrativi che oggi risultano, dunque, più instabili.
Un contesto che ha imposto al mondo delle istituzioni e alla politica di riadattare il proprio linguaggio e lo stile narrativo su nuove basi finora sconosciute, aumentando la volatilità del consenso (percepito e non) con conseguenze rilevanti anche a livello di stabilità del sistema.
Fondamentale per ogni leader, oggi più che mai, sarà dunque la capacità di saper adattare il proprio stile ai trend narrativi in atto. Una caratteristica che, nel lungo periodo, consentirà di essere percepiti come persone coerenti e affidabili, con l’obiettivo ultimo di aumentare il proprio consenso.
Founder e Creator di Polinside. Appassionato, affamato di politica e di tutto ciò che ricorda la Prima Repubblica.
Master in “Relazioni istituzionali, Lobby e Corporate Communication” alla Luiss Business School, mi occupo di corporate communication in Community.
Nel tempo libero pratico Crossfit, cucino l’Amatriciana e sogno il compromesso storico.