La crisi della sinistra italiana è una crisi di immagine, di valori e di temi che sono stati oggetto di forti lotte in passato, e che ora sembrano appartenere ad altre forze politiche
La politica è fatta di immagini. Solo i partiti che riescono a impossessarsi di un tema forte e sentito tra i cittadini imponendolo al contesto mediatico e all’agenda setting del governo, possono guadagnare consensi. L’obiettivo deve essere quello di creare un’immagine chiara dei valori che si vogliono difendere, convogliando il voto di quegli elettori che hanno a cuore una certa problematica e che dunque sosterranno quel partito che meglio li rappresenta.
La crisi della sinistra è principalmente una crisi di rappresentanza. Negli ultimi anni infatti i temi più cari ad una certa sinistra (tra cui l’uguaglianza sociale e la difesa delle classi subalterne, le politiche per il lavoro e assistenza ai cittadini, l’immigrazione e la difesa dell’ambiente), siano stati assorbiti da altri partiti o organizzazioni, svuotando quell’area politica dall’interno e rendendo impossibile il confronto a livello elettorale con la destra di Salvini e Meloni.
Difesa dei lavoratori
La frase pronunciata da Salvini qualche settimana fa – che evidenziava come i valori di “una certa sinistra che fu, quella di Berlinguer” sarebbero stati ereditati dalla Lega – porta alla luce un problema evidente, figlio anche dell’attuale crisi del modello capitalistico. L’aumento della sperequazione dei redditi e la delocalizzazione delle imprese ha fortemente indebolito la condizione e le prospettive degli operai e delle classi subalterne, che oggi si ritrovano a lottare per mantenere il posto di lavoro e le tutele conquistate dopo anni di dure lotte sindacali.
È in questo frangente che si è inserita la destra salviniana, evidenziando come i partiti che si definiscono di sinistra non siano più in grado di rappresentare i diritti dei lavoratori italiani, preferendo concentrarsi sulla difesa dei migranti. Un tema che ha fatto breccia nella sub-cultura operaia, instaurando un pericoloso meccanismo di discriminazione in cui i lavoratori sono sempre sconfitti in una battaglia contro il più debole che non può che alimentare i consensi a destra.
Politiche per il lavoro e assistenza sociale
Sulle politiche per il lavoro e sulle forme di assistenza ai cittadini, temi su cui tanto si è battuto il PCI, è stato invece il Movimento 5 Stelle a conquistare un ruolo di primo piano grazie alla battaglia sul reddito di cittadinanza.
L’aspetto che qui ci interessa sottolineare è che, al di là delle opinioni politiche e dell’efficacia della misura, il tema del lavoro e delle forme di sostegno ai bisognosi non viene più percepito come parte di un processo di aiuto e crescita sociale, ma è oggi soltanto un mero strumento assistenziale che porta ad un pesante dispendio di risorse senza produrre effetti.
Immigrazione
L’immigrazione merita un discorso a parte. Sul tema le posizioni sono sempre le stesse. I partiti progressisti e la sinistra extra-parlamentare (oggi principalmente rappresentata da Potere al Popolo), sostengono che le politiche di integrazione siano non solo doverose a livello morale, ma abbiano anche un riflesso positivo dal punto di vista economico e demografico, contribuendo alla crescita del PIL e all’aumento di un sempre più basso tasso di natalità. A destra invece si evidenzia come tali misure siano da sempre fallimentari e come l’aumento degli sbarchi metta in pericolo la sicurezza dei cittadini.
Se divisioni tra destra e sinistra sono sempre esistite, con il decreto sicurezza bis approvato dal precedente governo – che prevede la possibilità del ministro dell’interno di “limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza – ad essere messi in discussione sono stati gli stessi principi di diritto internazionale e precisamente quelli contenuti nella Convenzione Onu sul diritto del mare, che impone al comandante di una nave di prestare soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo (art.98).
La discussione sui decreti sicurezza ha dunque spostato il dibattito pubblico su un livello pericolosamente più basso, con una parte della popolazione che si è comunque schierata a favore delle misure restrittive. Insomma sul tema dell’immigrazione oggi l’Italia si è riscoperto un Paese conservatore.
Ambiente
L’ultimo argomento su cui la sinistra in Italia, e non solo, non è riuscita ad imporsi giocando un ruolo da protagonista è quello dell’ambiente. In questo caso l’accelerazione dei cambiamenti climatici e l’avvento di Greta hanno contribuito a de-politicizzare il tema del rispetto ambientale.
Da una parte passi in avanti concreti sono stati fatti a livello di iniziativa privata, con le grandi imprese che hanno sposato la linea del plastic free ad ogni costo in una campagna dal forte impatto mediatico, che in alcuni casi si è però rivelata semplice green washing.
D’all’altra sono nate diverse associazioni a-partitiche trans-nazionali, tra cui l’ormai celebre “Fridays for Future”, che hanno conquistato la scena evidenziando come le nuove generazioni, che spesso non seguono la politica, siano convinte che l’inquinamento e i pericoli ad esso connessi siano temi rilevanti al di là delle proprie convinzioni ideologiche.
La sinistra svuotata e la nuova sinistra
Quattro aree, quattro tematiche che un tempo rappresentavano il cavallo di battaglia dell’area progressista e che oggi sono diventate il punto di riferimento di formazioni politiche disomogenee (vedi M5S) o sono state de-ideoligizzate rivelandosi trasversali (ambiente).
La perdita di un ruolo centrale nel dibattito pubblico – con una nuova destra radicale e “sociale” che oggi a livello di sondaggi rappresenta un buon 40% (!) dell’elettorato – ha oscurato il ruolo storico svolto da quella sinistra che in passato ha lottato per la conquista dei diritti oggi dati per scontati, tra cui il divorzio, l’aborto e, da qualche anno, anche le unioni civili. Un processo che ha portato ad una “perdita di smalto”, ad un oscuramento di quei valori di cambiamento che oggi non si ritrovano in un Pd ormai troppo governativo.
Serve dunque una nuova spinta frizzante, giovane e post-ideologica che restituisca un’immagine chiara e post-novecentesca di quell’area progressista che in Italia oggi non riesce a sentirsi rappresentata.
Credits copertina: Photo by Clay Banks on Unsplash
Founder e Creator di Polinside. Appassionato, affamato di politica e di tutto ciò che ricorda la Prima Repubblica.
Master in “Relazioni istituzionali, Lobby e Corporate Communication” alla Luiss Business School, mi occupo di corporate communication in Community.
Nel tempo libero pratico Crossfit, cucino l’Amatriciana e sogno il compromesso storico.