Questa la previsione del ministro della Salute tedesco Jens Spahn espressa qualche giorno fa durante una conferenza stampa. Un linguaggio forte e ricercato ma non casuale. Un’analisi della strategia di comunicazione
„Wahrscheinlich wird am Ende dieses Winters jeder geimpft, genesen oder gestorben sein“
“Probabilmente entro la fine di questo inverno, come a volte si dice cinicamente, praticamente tutti in Germania saranno vaccinati, guariti o morti”.
Hanno fatto molto discutere in questi giorni le dichiarazioni del Ministro della Salute tedesco Jens Spahn sulla situazione dell’epidemia in Germania e rilasciate nel corso di una conferenza stampa. In una sala quasi vuota Spahn, con estrema pacatezza e serietà, ha pronunciato la ormai celebre frase che è stata ripresa da tutti i principali media nazionali ed esteri.
Le scelte comunicative
Alto 1 metro e 92 centimetri, fisico possente, abbigliamento istituzionale impeccabile, l’atteggiamento e la postura di Jens Spahn suggeriscono sicurezza, serietà e fiducia per un politico che ha ancora molta strada davanti (ha solo 41 anni), ma che possiede già molta esperienza politica (e si vede). Spahn è stato nel 2002 anche il più giovane membro mai eletto al Bundestag all’età di 22 anni.
Pesa ogni parola, scruta tutta la platea con i suoi fedeli occhiali color legno e utilizza abilmente i silenzi muovendo la mano destra e alternando il pugno (proprio nel momento in cui enuncia la parola “Deutschland”) all’apertura del palmo, come a suggerire che il governo affronterà con determinazione l’emergenza pandemica. Si crea così un abisso tra l’immagine di morte e il tono calmo e risoluto del ministro che sembra voler dire: “la situazione è difficile ma è tutto sotto controllo”.
Risuonano nell’orecchio le 3G “geimpft, genesen, gestorben” (vaccinati, guariti o morti), che richiamano la G del Green Pass tanto discusso e che sta creando innumerevoli proteste soprattutto nell’ex Germania dell’Est dove, non a caso, i contagi sono più alti che altrove. Un’espressione che Spahn ha preso in prestito dalla virologa Dorothee von Laer che qualche settimana fa si era pronunciata negli stessi termini durante un’intervista.
Contesto e obiettivi
Si tratta di elementi non casuali, che ci spingono a pensare come la grande (anche se fugace) attenzione dei media internazionali sia il risultato di una strategia precisa e voluta del politico tedesco che a breve dovrà lasciare il dicastero con il nuovo Governo semaforo in arrivo.
Spahn, che all’inizio della pandemia godeva di un’ottima reputazione, veniva addirittura additato come uno dei possibili candidati CDU alle elezioni svoltesi lo scorso settembre. Una situazione quasi paradossale visto che da sempre il ministero della Salute in Germania viene considerato come la kriptonite per Superman (non a caso oggi è l’unica poltrona che nessun partito vuole).
In seguito è stato coinvolto nello scandalo mascherine acquistate a caro prezzo e ha perso smalto, fino ad essere ritenuto il principale colpevole dell’aumento dei contagi. Per scrollarsi di dosso quest’immagine, è utile dunque mostrare quel pugno duro che hanno saputo usare i colleghi italiani anche attraverso dichiarazioni forti e confezionate appositamente per la stampa.
Ambizioni politiche? Responsabilità? Senso istituzionale?
Al di là delle motivazioni che hanno spinto Spahn a parlare in questi termini, la domanda che dobbiamo porci è un’altra: è lecito/opportuno esporsi in termini così forti e potenzialmente divisivi per una buona causa, cioè spingere le persone a vaccinarsi? In questo modo si ottiene soltanto una grande attenzione mediatica o si può veramente ottenere un risultato concreto?
Le prossime settimane ci diranno se la situazione in Germania sarà migliorata e se l’uscita del ministro avrà contribuito a compattare ed incrementare il fronte dei vaccinati come è riuscita a convogliare l’attenzione dei giornalisti sul tema. Nel frattempo la vicenda è già diventata un interessante caso di studio dal punto di vista comunicativo.
Credits copertina: “Jens Spahn” by boellstiftung is licensed under CC BY-SA 2.0
Founder e Creator di Polinside. Appassionato, affamato di politica e di tutto ciò che ricorda la Prima Repubblica.
Master in “Relazioni istituzionali, Lobby e Corporate Communication” alla Luiss Business School, mi occupo di corporate communication in Community.
Nel tempo libero pratico Crossfit, cucino l’Amatriciana e sogno il compromesso storico.