Scuola

Il futuro della scuola. Napoleone scoprirà l’America?

Il mondo della scuola è in fermento. Il concorso docenti in corso quest’anno permetterà di ridurre l’età media dei professori con l’innesto di numerosi giovani (7 candidati su 10 hanno meno di quarant’anni). Rimangono comunque diverse incognite per il corpo docente che nei prossimi anni si ridurrà di quasi 10mila unità. Il punto della situazione.

“Perché gli indiani d’America si chiamano così?”“Perché quando Napoleone scoprì l’America…”

“Hitler scrisse il Minecraft”

“Come si chiamava la classe sociale più ricca nell’Antica Roma? I pa…”“I partigiani!”

Queste sono alcune delle affermazioni (vere) fornite da diversi studenti di un istituto alberghiero del Veneto. La pandemia? Lo scarso impegno? L’assenza di una famiglia solida alle spalle? L’insufficiente preparazione dei professori? Sono molteplici le cause che portano oggi gli studenti italiani ad ottenere, in alcune materie, risultati mediamente più bassi rispetto ai coetanei europei.

Secondo l’ultima edizione del PISA (Programme for International Student Assessment), indagine internazionale promossa dall’OCSE, gli studenti italiani ottengono infatti punteggi più bassi in due aree chiave, come quella della “Lettura” (476 contro una media OCSE di 487) e quella riferita alle “Scienze” (468 contro 489). Tuttavia, nel nostro Paese il 77% degli allievi ha comunque raggiunto almeno il livello 2 nella Lettura, riuscendo dunque a identificare l’idea principale in un testo di moderata lunghezza e a trovare informazioni esplicite al suo interno, anche se a volte queste sono complesse. Nella prova di “Matematica” il punteggio dell’Italia è di 487, in linea con la media OCSE che è 489.

Questi risultati, devono essere letti insieme ad un’altra questione che affligge da tempo il nostro Paese: la dispersione scolastica. Come segnala l’ISTAT, nel report Italiainfografica, oggi il 15,6% dei maschi di età compresa tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi con al più il diploma di scuola secondaria di primo grado contro il 10,4% delle femmine.

I problemI della dispersione scolastica e dell’impreparazione degli studenti si sommano anche ad un altro fenomeno indipendente dall’universo scolastico, ma che nei prossimi anni avrà dirette conseguenze sul settore: la denatalità.

Come riporta Il Sole 24 Ore, anche a causa di un trend di nascite in costante calo da tempo, nei prossimi 10 anni si passerà dagli attuali da 7,4 milioni di studenti (ultimo dato disponibile 2021) ai poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033/34, con “ondate” di 110-120mila ragazzi in meno ogni anno.

La riduzione del numero di studenti a scuola avrà conseguenze dirette anche sul corpo insegnanti, con l’organico docente che, come attualmente prevede il D.L. 36/2022, dal 2026 inizierà a ridursi di circa 2mila cattedre ogni anno fino al 2030 per un numero totale di 9.600 posizioni in meno. Anche per questo il personale ha protestato in piazza lo scorso 30 maggio a Roma, chiedendo il rinnovo del contratto per 1 milione e 200mila lavoratori, tra i meno pagati della pubblica amministrazione, oltre ad un confronto sul D.L. 36 all’esame del Senato. Secondo i sindacati la normativa non prevede infatti tutele per i precari e favorisce un mercato dei titoli che non migliora la preparazione dei docenti.

Elaborazione Polinside su dati de Il Sole 24 Ore

Nonostante le discussioni e i numerosi problemi ancora irrisolti, il mondo della scuola è oggi protagonista di una ventata d’aria fresca, un momento di passaggio generazionale senza precedenti che potrebbe ridare nuovo smalto ad un settore in cui – secondo l’ultimo rapporto OCSE “Education at a Glance 2021” – il 58% dei maestri delle scuole elementari (la media Ocse è al 33%) e il 62% degli insegnanti delle scuole superiori (media Ocse 40%) ha più di 50 anni.

A partire dallo scorso marzo ha dunque preso il via il maxi concorso per i docenti di scuole medie e superiori che, come evidenzia Il Messaggero, ha visto il numero monstre di 430.585 domande presentate, per un totale di 33mila posti disponibili. Il dato più interessante riguarda l’età degli aspiranti insegnanti, con il 30,4% dei candidati che ha un’età fino ai 30 anni, mentre il 39,2% ha tra i 31 e i 40 anni. Ciò significa che 7 candidati su 10 hanno meno di 40 anni.

L’identikit dei candidati è chiaro: per lo più giovani, in prevalenza donne (2 su 3) e provenienti in maggioranza da Sud e Isole (57% del totale, contro il 18,4% del Centro Italia e quasi il 24% del Nord).

Insomma, una grande opportunità per ridurre la disoccupazione giovanile e impedire la fuga all’estero di tanti ragazzi che potranno inoltre contribuire attivamente alla crescita delle nuove generazioni.

Certo, si tratterebbe solo di un primo passo di un processo che dovrebbe essere accompagnato da una vera riforma dei programmi scolastici e dalla rivalutazione degli istituti tecnici e alberghieri, oggi quanto mai fondamentali con la ripresa del settore turistico e la richiesta di figure specifiche di formazione tecnica ed economica.

Un primo tassello che, si spera, permetterà agli studenti di sapere che a scoprire l’America fu Cristoforo Colombo e non Napoleone…

Credits copertina: Photo by Aaron Burden on Unsplash

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